Nasrin Sotoudeh è stata condannata a una pena elevatissima perché, evidentemente, difendeva persone che si riteneva non dovessero essere difese. Per gli avvocati è un dovere intervenire e protestare non solo quando vengono
negati i più elementari diritti di difesa delle persone, ovunquesi trovino, ma quando questa negazione dei diritti avvenga colpendo gli avvocati». Con queste parole il presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, ha aperto la manifestazione di protesta dei legali milanesi giovedì pomeriggio davanti al Consolato generale iraniano di Milano per la condanna a 38 anni di carcere inflitta all'avvocatessa iraniana
«L'Iran è un grande e importante Paese - ha aggiunto Nardo - e ho chiesto di incontrare il Console generale, il quale gentilmente mi riceverà domani. Gli porterò la nostra delibera, nella quale proponiamo anche di candidare Nasrin Sotoudeh al Premio Nobel per la Pace, e gli porterò il senso di questa manifestazione» per «una serie di violazioni che non potevano lasciarci indifferenti».
Alla manifestazione, a cui erano presenti in oltre 200 persone, hanno aderito anche delegazioni di altri ordini (Torino, Busto Arsizio), associazioni forensi e della società civile che hanno espresso la loro solidarietà all'avvocatessa Sotoudeh. Tra loro, la Camera penale milanese, con la presidente Monica Gambirasio, AslaWomen, con l'avvocatessa Barbara De Muro, l'Unione avvocati amministrativisti, con il presidente Umberto Fantigrossi, la consigliera dell'Ordine Silvia Belloni, una delegazione del Partito radicale, la deputata Lia Quartapelle, alcuni consiglieri comunali Pd, con l'avvocato Alessandro Giungi, e l'associazione Italia Stato di Diritto, con la presidente Simona Viola.
Viola ha sottolineato come la presenza alla manifestazione da parte degli avvocati e non solo sia un segno tangibile della volontà di «difendere il diritto alla difesa, che è la base della libertà. Mostriamo dunque le nostre toghe per Nasrin, toghe che rappresentano questo impegno per il diritto alla difesa e il rispetto dei diritti fondamentali. Non dobbiamo cedere all'indifferenza e alla neutralità, perché questo non è il compito che abbiamo scelto quando abbiamo abbracciato la nostra professione».