21Mar2016

Le donne negli studi legali associati: i risultati del questionario ASLA 2015

Risultati questionario ASLA 2015a cura della redazione ASLAWomen

La percentuale delle donne ai vertici degli Studi Membri raggiunge il 22,15% del totale (era il 16,9% nel 2013). Migliorano pure le politiche degli Studi Membri per la valorizzazione del genere meno rappresentato, ma tanto resta ancora da fare per raggiungere l’obiettivo dell’equilibrio dei generi anche all’interno della nostra realtà.

Come noto, da alcuni anni ASLA elabora, con cadenza regolare, il Rapporto sugli Studi Membri analizzando e interpretando la ricca quantità di informazioni attinte dal questionario somministrato annualmente agli studi legali associati membri dell’associazione. Oltre ad informazioni sulle principali aree di attività e sull’organizzazione interna degli Studi Membri, il questionario esplora –grazie a una serie di domande mirate che diventano ogni anno sempre più puntuali- i temi specifici e attuali delle politiche e delle buone pratiche attuate per la valorizzazione dei colleghi più giovani, delle avvocate e per il miglioramento della qualità della vita dei professionisti in genere.

È certamente meritevole di immediata segnalazione l’incremento della percentuale delle avvocate ai vertici degli Studi Membri (il c.d. ASLAWomen-Index): le donne con qualifica di partner erano solo il 16,91% nel 2013 e sono ora il 22,15% del totale(in termini assoluti, sono socie 204 donne su 921 partner). Un’analisi più precisa del dato consente di rilevare che le socie c.d. equity rappresentano il 18,24% (110 donne su 603 equity partner) mentre le colleghe con il ruolo di managing partner sono il 13,41% del totale (11 donne su 82 totali).

Completano il quadro della distribuzione di ruoli per genere all’interno degli Studi Membri i dati delle of counsel, passate dal 33,48% nel 2013 al 25% del totale nel 2015; le counsel che erano il 34,30% nel 2013 e sono ora il 46,45%; le associate che scendono dal 47,35% al 45,55%, e le praticanti e stagiste che complessivamente costituiscono il 51,31% degli giovani colleghi a fronte del 46,36% dei praticanti del 2013.

Con riferimento alla tutela della maternità delle professioniste, si rileva che il 79,37% degli Studi Membri consente alla professionista di sospendere temporaneamente il rapporto di collaborazione professionale (era l’86,67% nel 2013) per un periodo che varia da 4 a 6 mesi nel 42,19% degli Studi Membri, da 1 a 3 mesi nel 10,94% degli Studi Membri, da 7 a 9 mesi nel 7,81% e che è di oltre 9 mesi nel 3,13% degli Studi Membri. Una percentuale rilevante di Studi Membri, pari al 35,94%, rimette la quantificazione del periodo di sospensione ad accordi specifici di volta in volta raggiunti.

A fronte dell’esercizio della facoltà di sospensione dell’attività professionale, le professioniste in maternità ricevono un compenso che, nella maggior parte dei casi, è parametrato a quello anteriore alla sospensione dedotto l’importo dell’indennità di maternità corrisposto all’avvocata dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense (34,38%); un virtuoso 17,19% non applica alcuna deduzione, mentre il 32,81% degli Studi rimette la quantificazione del compenso ad accordi specifici di volta in volta raggiunti e un 9,38% secondo altri criteri non specificati. Il 6,25% degli Studi Membri non corrisponde alcun compenso alla professionista che sospende la propria attività per maternità.

Il 13,11% degli studi Membri rimborsa alla professionista le spese mediche (era l’8,33% nella rilevazione precedente).

Nel 76,56% degli Studi Membri (era il 82,14% nel 2013) la politica sulla maternità è la medesima per socie, associate e praticanti; ove, invece, sono previste differenze di trattamento, le stesse attengono per lo più a un diverso ammontare del compenso attribuito durante il periodo di sospensione o a una maggiore o minore flessibilità.

L’87,50% degli Studi Membri applica la politica di maternità anche al caso di adozione e il 50% degli Studi Membri prevede una serie di agevolazioni anche al professionista padre: un dato da salutare con favore, nell’ottica di una politica della genitorialità che contribuisca a sviluppare una cultura della condivisione dei ruoli familiari (è doveroso segnalare che questa specifica percentuale non può essere validamente comparata con il dato 2013 –allora il 82,35% degli Studi Membri dichiarò di applicare politiche di conciliazione anche in favore del professionista padre- a causa del diverso tasso di risposta alla domanda: 64 Studi Membri nel 2015, 17 nel 2013).

Proseguendo l’analisi dei risultati del questionario, il 37,50% degli Studi Membri adotta specifiche politiche per le assenze dei professionisti genitori che siano costretti ad assentarsi / sospendere la propria attività per la cura dei figli (era il 27,69% nel 2013).

Alla domanda se lo studio abbia politiche di conciliazione dei tempi e di miglioramento della qualità della vita dei professionisti, il 54,69% degli Studi Membri ha risposto positivamente, menzionando, in particolare, l’attenzione nella fissazione degli orari delle riunioni interne (65,63%) e l’istituzione di servizi mensa interni (40,63%). Tre Studi Membri prevedono agevolazioni per le vacanze estive dei bambini e uno Studio Membro ha convenzioni con asili nido e scuole dell’infanzia.

Costituiscono ancora una minoranza, seppur significativa (39,06%) gli Studi Membri che adottano iniziative di sensibilizzazione e valorizzazione delle differenze in generale (di origine, sociali, religiose, di idee politiche, di genere, età, orientamento sessuale e di abilità psicofisiche), iniziative che, nella maggior parte dei casi, consistono in attività divulgative interne (75%), corsi interni di formazione e sensibilizzazione (45,83%) e nella creazione del c.d. diversity partner (45,83%).

Concludiamo questo breve resoconto, rinviando per un più approfondito esame dei dati del questionario al Rapporto sugli Studi Membri 2015, con un dato di grande soddisfazione: il 52,54% degli Studi Membri segue e apprezza le iniziative di ASLAWomen!